È confermata la scorrettezza della
pratica commerciale con la quale Samsung – tra inizio dicembre
2021 e fine settembre 2022 – ha proposto ai consumatori di
cambiare il proprio vecchio cellulare ‘Galaxy’ ottenendone uno
nuovo, scontato sulla base della valutazione dell’usato. Così il
Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha riunito le
motivazioni di tre ricorsi e ha confermato la maximulta di 3
milioni di euro inflitta dall’Antitrust a metà 2023 alla società
elettronica; uguale conferma anche per le sanzioni da 300mila
euro ciascuna inflitte a Opia e World Business, due società
incaricate dell’attività di valutazione dell’usato e anch’esse
coinvolte nella pratica commerciale contestata e sanzionata. In
sostanza, l’Autorità accertò che Samsung, WB e Opia si erano
rese responsabili di una pratica commerciale scorretta avente a
oggetto i messaggi pubblicitari relativi alla promozione
commerciale, e la procedura di valutazione dell’usato,
qualificata come aggressiva poiché avrebbe ostacolato il diritto
dei consumatori di ricevere in tempi ragionevoli le somme
corrispondenti al valore dell’usato e dunque di beneficiare
dello sconto pubblicizzato. Il Tar ha ritenuto i ricorsi
infondati nel merito. Con riferimento all’ingannevolezza della
pratica, secondo i giudici “la promozione in esame è stata
presentata con un’informativa incompleta ai consumatori, tale
cioè da non rendere trasparenti e intellegibili le effettive
modalità di svolgimento dell’operazione, non essendo indicate
chiaramente le condizioni sottostanti alla valutazione
dell’usato che consentirebbero di usufruire dello sconto
promesso sull’acquisto del nuovo modello di telefono cellulare”.

   
E tutti gli elementi raccolti “evidenziano la correttezza della
valutazione dell’Autorità”. In relazione, poi, alla censure
relative all’aggressività della pratica, riferita alla fase
della valutazione e acquisto dei prodotti usati, secondo il Tar
il provvedimento Agcm “ha chiarito che, a differenza di quanto
sostenuto dalle ricorrenti, la promozione in esame presentava
aspetti di criticità non solo al momento della sua attuazione,
ma già nella sua struttura, così come congegnata con riferimento
all’alienazione dell’usato” e “in caso di valutazione negativa,
come rimarcato dall’Autorità, il consumatore non avrebbe potuto
comunque svincolarsi dall’acquisto del nuovo, divenuto
ovviamente pertanto meno conveniente”.

   

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