Tar dimezza multa Agcm ad Amazon per pratiche scorrette
E’ stata dimezzata dal Tar del Lazio
la maximulta da 10milioni di euro inflitta dall’Antitrust
nell’aprile dello scorso anno ad Amazon EU e Amazon Services
Europe, società di diritto lussemburghese responsabili della
vendita diretta dei prodotti Amazon (la prima) e fornitrice di
servizi di hosting provider in Euroma (la seconda), accusate di
pratica commerciale scorretta ingannevole e aggressiva.
L’Autorità ipotizzò due specifiche condotte: la
“pre-impostazione dell’acquisto periodico su un’ampia gamma di
prodotti” e la “pre-impostazione della consegna veloce a
pagamento, anche laddove è disponibile l’opzione della consegna
gratuita. Alla fine, però, accettò gli impegni proposti in
relazione alla seconda condotta, mentre sanzionò la prima con
10milioni di euro. In sostanza, a conclusione dell’attività
istruttoria, l’Antitrust ha accertato che nella pagina web di
Amazon dove sono descritte le caratteristiche degli articoli
selezionati, viene pre-impostata l’opzione “acquisto periodico”
anziché “acquisto singolo”, sia per prodotti venduti dalla
stessa Amazon sia per prodotti venduti da terzi sul marketplace;
e in questo modo, secondo l’Autorità, “viene limitata in modo
considerevole la libertà di scelta dei consumatori”. Per il Tar
“la carenza informativa sugli effetti della preselezione,
rilevante sotto il profilo della ‘ingannevolezza’ (con
rivenienti riflessi sulla consapevolezza) della scelta, non è
altrimenti caratterizzabile in termini di ‘aggressività’ della
condotta (ai fini dell’emersione della quale, viene,
diversamente, in considerazione una limitazione della libertà di
scelta del consumatore)”. Ecco che allora “Se la gravata
determinazione, a fronte della esclusa configurabilità di una
condotta connotata da ‘aggressività’ ex artt. 24 e 25 del Codice
del consumo, deve in parte qua essere annullata, si dimostra,
diversamente, condivisibile il giudizio di ‘ingannevolezza’
dall’Autorità accreditato” con riferimento alla condotta tenuta
da Amazon. La valutazione di questo dato ha portato i giudici a
una “riduzione dell’importo ingiunto alla metà dell’ammontare
originariamente configurato: il quale, conseguentemente, va
portato da 10.000.000 di euro a 5.000.000 di euro”.
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