Accenture a Davos, un'alleanza europea per la sfida Ia
(dell’inviato Domenico Conti)
Un’alleanza per l’adozione
dell’intelligenza artificiale fra le imprese del Continente. Nel
nome del “gioco di squadra” fra Paesi membri che ha guidato
esempi virtuosi di integrazione come nel caso di Airbus, e dovrà
fare perno su investimenti, competenze, formazione, e
sull’integrazione delle piccole e medie imprese nel processo di
adozione dell’intelligenza artificiale generativa.
E’ quello che serve all’Italia – e all’Europa – per
agganciare subito il treno dell’intelligenza artificiale, un
game changer che può rilanciare la competitività ma sul quale la
velocità di adozione sarà fondamentale. A dirlo, in
un’intervista all’ANSA a margine del Forum economico mondiale di
Davos è Mauro Macchi, Ceo Europa, Medio Oriente e Africa e
presidente per l’Italia di Accenture. “Penso che l’Italia – dice
Macchi – possa giocare un ruolo ma deve trovare il modo di
collaborare con gli altri quattro o cinque principali Paesi
europei perché l’adozione dell’intelligenza artificiale è una
sfida continentale”. E sarà importante gestire l’integrazione
dell’Ia in un tessuto produttivo dove prevalgono le piccole e
medie imprese, come quello italiano. Ciò “rende più complessa
l’adozione dell’Ia, bisogna essere bravi a costruire questo
trasferimento tecnologico, ad esempio con consorzi che aiutino
le filiere. Però ci sono aziende italiane che si stanno già
distinguendo nell’uso e nell’implementazione” dell’Ia.
L’intelligenza artificiale generativa – spiega Macchi negli
uffici di Accenture nella Promenade di Davos – “rappresenta
anzitutto una grande opportunità per l’Europa”, che è indietro e
per la quale “l’avvento dell’Ia può consentire di colmare alcuni
gap” come gli investimenti in ricerca e sviluppo. “Con grandi
cambiamenti tecnologici come l’Ia generativa, la competitività
dei Paesi e delle aziende tende a livellarsi. Aumentano le
opportunità per colmare i gap”.
Per l’Europa sarà una sfida che passa anzitutto per le
competenze. L’intelligenza artificiale – spiega Macchi
riferendosi alle esperienze di Accenture con le imprese che oggi
punta a una collaborazione del personale con gli ‘agenti
digitali’ – “avrà successo quando le persone e le aziende
comprenderanno che c’è tema centrale di fiducia: l’intelligenza
artificiale non toglie posti di lavoro ma rimpiazza delle
attività” e ciò richiede una gestione manageriale del
cambiamento, delle competenze, della cultura.
Altro tema fondamentale che tira in ballo l’integrazione
europea sono gli investimenti. Il rapporto Draghi, citando le
necessità ingenti di fondi per stare al passo con gli sviluppi
degli Usa sull’Ia, auspica la creazione di una Unione europea
dei risparmi e degli investimenti. Un’idea “totalmente
centrata” – spiega Macchi – “il tema dell’investimento è
fondamentale” ma si possono trovare tante soluzioni. La cosa
importante è “la volontà dei Paesi di evitare la concorrenza fra
di loro. Oggi c’è una competizione che non giova all’interno
dell’Europa. Invece bisogna trovare degli approcci federati dove
valorizzare le best practice”.
Un esempio è quello di Airbus, un colosso europeo
dell’aerospazio che compete alla pari con Boeing. Un problema è
un tessuto spesso fatto di Pmi che hanno più difficoltà delle
grandi imprese nell’integrare i processi dell’Ia nel loro Dna
aziendale. O spesso condividono con altre imprese un “debito
tecnologico” importante, che ancora non ha consentito di
investire abbastanza in quello che Accenture chiama il ‘digital
core’, nucleo digitale di un’azienda che consente di estrarre il
massimo valore dall’Ia.
La regolamentazione, infine, dove l’Europa è avanti rispetto
agli Usa. Un elemento spesso considerato un ‘tallone d’Achille’
che frena l’innovazione, ma che i Paesi europei possono
valorizzare: “l’aver messo dei paletti con l’Ai Act europeo” –
spiega Macchi – “può rafforzare la fiducia nell’adozione
dell’intelligenza artificiale” e sbloccare il potenziale
dell’Europa, che “se si mette insieme ha capacità, competenze,
cultura, approccio per essere molto competitiva”. Ma “è
essenziale bilanciare il rigore normativo con politiche di
investimento che incentivino l’innovazione e la crescita”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
0